IL TRENINO

Possiedo ancora (e occupa un posto di prim’ordine nella mia collezione) il primo locomotore elettrico comprato da mio padre con la “scusa” che gli era nato un figlio maschio. In effetti il mio papà è sempre stato un grande amante dei trenini (un fermodellista tanto per intenderci), ma questa sua passione non l’ha mai manifestata, forse perché si vergognava della cosa (a quei tempi sapere che un adulto giocava con il treno forse dava la sensazione di una persona poco cresciuta!) e io, almeno inizialmente, ci mettevo sopra anche il carico da novanta, sfottendolo appena lo vedevo scendere in garage a lavorare sul suo plastico ferroviario. Ebbene si, perché il suo vero interesse non era tanto quello di collezionare treni prestigiosi, quanto quello di vederli girare in un plastico (era un plasticista più che un fermodellista-collezionista). E a casa nostra di plastici di treni ne sono passati tanti; grandi, medi, piccoli, più o meno rifiniti e poi smontati per far posto ad uno nuovo. Io sono quindi cresciuto in questo fantastico mondo, dove la fantasia la faceva da padrona, soprattutto quando si doveva rifinirlo paesaggisticamente. Tutto questo per dire che il gioco del treno una volta appassionava grandi e piccoli, mentre oggi (al di là di poche eccezioni) affascina e si diffonde solo in un ambiente di adulti. Sarà dovuto al fatto che è diventato un hobby costoso? Forse, ma anche allora un trenino Rivarossi “costicchiava”, per non parlare poi delle marche tedesche Marklin o Fleischmann. Sicuramente oggi le giovani generazioni sono sollecitate continuamente dai progressi della tecnologia e dell’elettronica e gli stimoli sono di certo maggiori rispetto a 40 anni fa quando tornavi a casa e potevi al massimo goderti una trasmissione alla televisione o ascoltarti un disco. Per il resto dovevi coltivarti degli hobby quale appunto quello del trenino elettrico, mentre oggi torni a casa e continui a dialogare con il mondo, sempre (anche in bagno!) Sarà forse perché non riusciamo più a “staccare la spina” che oggi ci ritroviamo senza del tempo libero da dedicare solo a noi? Che sia questa la vera causa che ha determinato la “fine dei giochi” nel vero senso della parola, vale a dire che non giochiamo più perché non abbiamo più tempo da dedicare ad un hobby? Io ritengo che per quanto l’essere umano si evolva e sia in grado di adattarsi a delle trasformazioni comportamentali di vita, dovute al progresso, tuttavia la sua limitazione resta appunto il tempo necessario per svolgerle tutte. E oggi, pare che questo non ci sia più. Io, a fatica, riesco ancora a ritagliarmi uno spazio tutto mio per giocare!…e voi?

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